samedi 26 janvier 2008

Comment assortir les couleurs des collections. Lisez l'article en cliquant sur " Commenti ".

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Come abbinare i colori dei campionari
Una più efficace organizzazione cromatica delle cartelle prodotto può favorire la vendita
Giulio Bertagna e Aldo Bottoli - CE INTERNATIONAL

22 Gennaio 2008
Il campionario colori di un certo prodotto costituisce la necessaria interfaccia con la quale il produttore presenta e promuove i suoi prodotti alla clientela. È un potente strumento di marketing grazie al quale il cliente può "toccare con mano" il prodotto o il materiale con il quale esso è realizzato ed è messo in condizione di effettuare una scelta più esauriente.

L'importanza psicologica del campionario colori
La consapevolezza da parte degli operatori che l'aspetto e i modi del «venditore», la comodità della poltrona, la gradevolezza del luogo della presentazione influiscono molto sugli esiti della trattativa è ormai molto diffusa, mentre al contrario non viene dato il giusto peso all'interfaccia produzione-utente, rappresentata in particolare dal campionario colori. Il colore è una sensazione cerebrale indotta dalla luce emessa dagli oggetti illuminati. La nostra possibilità di discriminare le lunghezze d'onda attraverso queste diverse sensazioni (alle quali abbiamo dato differenti nomi: i nomi dei colori), è un evento di forte valenza biologica che si verifica ai fini della nostra stessa sopravvivenza. L'attivazione conseguente di determinati "parametri emozionali" è ineluttabile. La nostra esplorazione del mondo circostante, la nostra automatica e quasi inconsapevole ricerca dell'informazione contenuta in ciò che rientra nel nostro campo visivo, è una "lettura biologica", assolutamente uguale a quella che ci troviamo a fare passeggiando in ambienti naturali, dove la maggior parte di noi trae una sensazione di benessere perché ci si rapporta con un intorno del tutto biologico. Lì non si avverte nessuna dissonanza; i colori sono tantissimi e altrettante le sfumature e le cangianze, ma tutto ci appare regolare, naturale, appunto. Osservando un campionario colori, ove gli stessi siano ordinati solo nella logica della chimica del prodotto o di classi cromatiche improvvisate, si attiva immediatamente un conflitto biologico e l'informazione che arriva dal quadro visivo suggerisce un atteggiamento di diffidenza.

Le caratteristiche della percezione cromatica
L'ordine secondo il quale vengono presentati i diversi colori deve essere coerente con il loro avvicendamento percettivo. A un verde può solo seguire un verde più bluastro o un verde più giallastro e non certo un rosso. Inoltre, le comparazioni che il sistema visivo attua per valutare i colori, si basano sul quadro visivo generale e tengono in considerazione il colore cosiddetto includente, ovvero quello del fondo sul quale è posto il colore da valutare. Ogni campionario ha un fondo, normalmente costituito da un cartoncino bianco sul quale il colore più pallido si rinvigorisce troppo, mentre un colore scuro appare quasi nero con il rischio di essere scartato. Il fondo bianco non è affatto neutro come si crede: ritenere il bianco un "non colore" è un grosso errore. Per avere la sensazione di colore bianco, tutto l'apparato visivo viene chiamato prepotentemente in causa fino all'abbagliamento, facendoci apparire sempre più scuro tutto ciò che vi è posto sopra. Per mettere in "agio biologico" il nostro osservatore, dovremo quindi orientarci su un colore che non metta in stress di luminosità e che non interferisca con le tinte da valutare. La soluzione migliore è un grigio acromatico. I colori acromatici sono il bianco, il nero e tutta la scala di grigi, dal più chiaro al più scuro purché nessuno di essi ci appaia leggermente giallastro, rossastro, bluastro o verdastro. A conferma di ciò che avrete già intuito, prendendo a esempio una serie di campioni di diversa tonalità e sfumatura di verde, avremo una serie di colori diversi, ma tutti appartenenti alla tinta verde; al contrario gli acromatici non appartengono a nessuna tinta.

Il problema dei colori nella storia
Un altro accorgimento molto importante, soprattutto se l'offerta colori è numerosa, è di ordinare in diverse pagine i colori appartenenti alla tinta giallo, rosso, blu e verde. Non solo questo accorgimento mette in risalto la tinta presentata nei suoi diversi colori, ma riduce, se non risolve, il problema del contrasto di simultaneità, un effetto visivo che può manifestarsi quando colori appartenenti a diverse tinte vengono a trovarsi troppo vicini tra loro. Questo effetto, che ben conoscono gli artisti, venne indagato nel famoso trattato «De la loi du contrast simultané des couleurs» di Michel Eugène Chevreu, in seguito alle problematiche di apparenza dei colori nelle tessiture Gobelins che esprimevano tutta la loro bellezza in un sapiente gioco di trama e ordito. Il problema sorgeva dopo la scelta dei colori del filato; nel momento in cui si giustapponevano nel tessuto finito, la loro apparenza cromatica cambiava, dando luogo a inattesi e pregevoli effetti quanto a contestazioni dei clienti. La scrupolosa ricerca di Chevreul mise in chiaro le «ricette causa» e i loro effetti, ma la mancanza di conforto scientifico (il trattato è del 1839 e le neuroscienze non esistevano ancora) gli impedì di chiarire le origini neurofisiologiche dell'effetto che oggi conosciamo.

Il funzionamento neurologico dell'apparato visivo
Al complesso sistema visivo dell'essere umano appartengono le cellule a doppia opponenza, ovvero le responsabili finali delle nostre sensazioni cromatiche. A seconda del messaggio neuronale che ricevono da un'articolata catena di altre cellule visive (i coni e i bastoncelli sono tra le prime della catena), interpretano in modo differenziato le diverse lunghezze d'onda della luce emessa dagli oggetti illuminati, provocandoci quindi quelle sensazioni così affascinanti e cangianti che chiamiamo colori. Le cellule a doppia opponenza non si attivano quando il loro campo recettivo (la piccolissima area dell'immagine che devono interpretare) cade all'interno di una certa superficie dello stesso colore; esse si attivano quando si accorgono che subito dopo il loro campo recettivo avviene un cambiamento, diciamo sul limitare di un cambio di colore. A esempio, per una cellula doppio opponente che si attiva fornendo la sensazione di verde, per tutto ciò che va oltre il suo confine fornisce la sensazione di rosso. È ovvio che madre natura abbia previsto tutto ciò provvedendo affinché le altre cellule vicine annullino l'effetto, ma la nostra biologicità non aveva previsto tutti gli innumerevoli artifizi ai quali l'essere umano sarebbe ricorso durante la sua evoluzione, tra i quali il nostro campionario. Ecco quindi come una piastrella verde, se posta vicino a una blu, non solo apparirà leggermente ingrigita, ma farà apparire quest'ultima più violacea. La stessa piastrella verde, posta vicino a una rossa apparirà più satura e così farà apparire quella più rossa; questo effetto di reciproco rinforzo di cromaticità costituirà un "falso percettivo" controproducente per una corretta presentazione del prodotto.